
Doveroso spendere qualche parola
sulla trattativa che ha portato Mateo Kovacic dall’Inter al Real.
Ovviamente ci sono due grandi
schieramenti. Da una parte i contenti, che vedono nella cessione del croato una
manna dal cielo, che porta nelle casse nerazzurre tanti soldi per un giocatore
mai decisivo. Dall’altra gli arrabbiati, quelli del #SaveKovacic, quelli che
per nulla ragione al mondo avrebbero voluto privarsi delle giocate del
centrocampista classe 1994.
Ma il calcio va così, e Kovacic,
dopo due anni e mezzo, lascia l’Inter.
Mateo arriva a Milano dalla
Dinamo Zagabria per circa 11 milioni, a soli diciotto anni, nel gennaio 2013,
in quella squadra allenata da Stramaccioni che, tra infortuni e sfortuna, chiude
l’anno al nono posto. Il presidente è ancora Massimo Moratti, che decide di
esonerare il tecnico romano, chiamando al suo posto Walter Mazzarri.
Mazzarri, dopo gli anni
napoletani, sembra perfetto per rilanciare il progetto Inter, progetto che
sarebbe dovuto girare intorno a quel giovane talento croato, che aveva deciso
di indossare la 10. Mazzarri vuole trasformare Kovacic nell’Hamsik interista,
un giocatore determinante nel suo Napoli, un trascinatore e un leader. Ma
l’allenatore toscano, si sa, non ha un gran feeling con i giovani, e per
questo, Mateo, nella prima stagione mazzariana, soffre molto, mostrando a
sprazzi il suo talento, senza mai trovare una certa continuità di prestazioni e
con lo 0 sulla casella dei gol segnati.
Inoltre, giocare a San Siro, davanti
ad un pubblico che non ti fa passare nulla e c’ha il fischio facile, non ha di
certo mai giovato a Kovacic.

La seconda stagione con Mazzarri
in panchina, però, poteva essere quella dell’esplosione dell’Inter ma,
soprattutto, di Kovacic. Il croato parte subito bene, sbloccandosi nei
preliminari di Europa League, r
ealizzando una tripletta allo Stjarnan.
Anche in campionato parte col botto, con due gol segnati nelle prime tre
partite. Poi, però, Teo, come viene chiamato affettuosamente dai propri tifosi,
si spegne, e con lui, la squadra nerazzurra.
A novembre, però, la possibile
svolta: fuori Mazzarri, dentro Mancini, uno che l’universo Inter lo conosce
bene e che non ha mai nascosto di considerare Kovacic uno dei talenti più
promettenti del panorama calcistico internazionale.
Ma nemmeno con il Mancio in
panchina le cose ingranano, anzi; media punti minore di quella di Mazzarri e
deludentissimo ottavo posto, con la conseguente esclusione dalle coppe. Un
fallimento. Kovacic passa dal fulcro del gioco alla panchina, uscendo quasi
sistematicamente dagli schemi di Mancini. Un’involuzione che nessuno si
aspettava, nata da un intesa mai troppo forte tra allenatore e giocatore e
dalla questione sul suo ruolo in campo: per alcuni mediano, per alcuni mezzala,
per altri trequartista. Un centrocampista “ibrido”, che spesso si è perso nelle
sue giocate, ma che ha comunque dimostrato di aver un potenziale enorme.
Eppure non è bastato. Teo è stato
per molto tempo il prescelto numero uno per lasciare Appiano Gentile e
“finanziare” così il mercato nerazzurro. Molti tifosi, però, non sono mai stati
d’accordo con questa ipotetica cessione. Nonostante i fischi e le critiche,
infatti, Kovacic è sempre stato uno dei beniamini del popolo nerazzurro, e la
campagna #SaveKovacic di qualche tempo fa ne è una chiara dimostrazione.
Le offerte arrivate (in primis
quella del Liverpool), comunque, per la gioia dei tifosi, non avevano
soddisfatto le richieste di Ausilio e per questo Mancini si era convinto a
ripuntare su Kovacic. La società ha deciso, quindi, di cedere altri big, come
Shaqiri, e di costruire una squadra in cui il 10 croato fosse, di nuovo, al centro del progetto.
Poi però, all’improvviso, in una
mattina di metà agosto, suona il telefono di Ausilio. Dall’altra parte della
cornetta c’è il Real Madrid, che offre per Kovacic prima 28 milioni, per poi
spingersi fino a 35 milioni più bonus.
Ora, provate a mettervi nei panni
dell’Inter. Vi arriva un’offerta monstre per un giocatore forte, potenzialmente
fortissimo, ma che deve dimostrare ancora tanto e che, per l’allenatore, non è
un titolare fisso. Inoltre, vi servono soldi, per
rientrare di quelli spesi precedentemente e per il fair play finanziario. Che
fate? Dite di no?
E’ vero, Kovacic a Madrid può
diventare quello che a Milano non è riuscito a diventare, ovvero un campione.
Ma, forse, l’Inter non aveva più voglia né tempo di aspettare l’esplosione del
talento croato. Questa trattativa, alla fine, soddisfa tutti.
Soddisfa l’Inter, che si trova
tra le mani un tesoretto inaspettato, che sarà in parte riinvestito nel
mercato. Soddisfa Benitez, che voleva un centrocampista per il suo Real ed è
stato, così, accontentato. Soddisfa lo stesso Kovacic, che lascia una piazza in
cui è cresciuto molto, per trasferirsi in uno dei top club mondiali dove può
dimostrare a tutti le sue enormi qualità. E poi, se dobbiamo dirla tutta, la
Liga è un campionato che si addice di più a uno con le caratteristiche tecniche
e fisiche di Teo.
Anche se dispiace. Dispiace
vedere un altro talento partire e che l’Inter non è riuscita a valorizzare
totalemente. Per molti è una storia già vista, con Coutinho che ora incanta
Anfield. La paura più grande è che Kovacic si riveli un craque, un fenomeno, un
giocatore che a San Siro si è potuto solo immaginare.
Ma, sinceramente, è anche il mio
augurio. Kovacic è potenzialmente fortissimo, è giovane e può dimostrare
finalmente tutto il suo talento, senza aver il peso della squadra sulle spalle.
E vedrete, senza la pressione che gli abbiamo messo in Italia, Kovacic farà
vedere, veramente, ciò di cui è capace.
¡Buena suerte,Teo!