mercoledì 17 giugno 2015

DATE A PIPPO QUEL CHE E' DI PIPPO


Ieri, con pochissime parole, il Milan ha dato il ben servito a Pippo Inzaghi: “L'AC Milan comunica di avere esonerato l'allenatore della prima squadra, Filippo Inzaghi, che ringrazia per l'opera svolta.”. Una semplice frase che ha cancellato, all’istante, una storia d’amore e di vittorie lunga quindici anni.
Il Milan, sul suo sito, ha voluto poi ricordare tutto quello che Inzaghi, da giocatore e allenatore delle giovanili, ha vinto in rossonero. Parole che hanno cercato di rimediare al freddo comunicato di qualche ora prima.
Una pessima conclusione per una vicenda gestita male fin dai primi istanti.
Berlusconi non lo voleva più, ok, ma si poteva evitare tutto il circo mediatico che si è creato intorno alla figura dell’ormai ex tecnico rossonero, partendo dalla corte spietata ad Ancelotti e il tentativo di riportarlo al Milan, all’annuncio di aver trovato l’accordo con Mihajlovic, passando per la sfilza di nomi di allenatori, che sembravano pronti a sostituirlo.
Probabilmente Pippo quest’anno non avrebbe dovuto allenare il Milan, anzi; forse, lui non avrebbe proprio voluto allenare la prima squadra rossonera, ma, diciamo, che gli è stato imposto. Lui avrebbe voluto avere un’esperienza in un club più piccolo e meno esigente, come il Sassuolo, per fare esperienza, ma il destino non ha voluto così.
Si sapeva già a giugno dello scorso anno, che il Milan sarebbe andato incontro ad una stagione difficile e, nell’ipotesi di un risultato negativo, il fatto di avere un allenatore giovane e poco esperto si sarebbe rivelato un perfetto capro espiatorio. E così è stato, al prezzo però di bruciare un tecnico giovane e con tanta voglia di fare.
Inzaghi ha avuto le sue colpe, ha peccato certamente di inesperienza, ma bisogna anche dargli merito, perché ha cercato di difendere (a volte sfiorando il ridicolo) una nave, che ha iniziato a imbarcare acqua dallo scorso agosto, senza mai, però, affondare completamente.

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