Sarri a Napoli mi intriga
molto.
In Italia c’è molta paura nell’affidare una
big ad un tecnico non di blasone e, per questo, la scelta di De Laurentiis è da
ammirare. Anche se, quando è uscita la notizia dell’esonero di Montella, c’è
stato un piccolo ripensamento da parte di ADL…
Fatto sta che ora Maurizio Sarri è il nuovo
allenatore del Napoli e si trova, per la prima volta in 56 anni, ad essere al
centro di un progetto importante, in uno dei palcoscenici più affascinanti del
calcio italiano e internazionale.

A Napoli c’è aria di rivoluzione tecnica e
tattica: alcuni big potrebbero partire (Higuain? Callejon? Albiol?) mentre
potrebbero arrivare giocatori dal curriculum non proprio esaltante, ma
funzionali al gioco di Sarri (Hysaj e Tonelli?). Dopotutto, non servono solo
top player per vincere e per giocare bene, ma serve una squadra compatta, nella
quale tutti si aiutano per portare a casa il risultato. E Sarri, in questo, è
un maestro.
Il tecnico napoletano è bravissimo anche con i giovani (Pucciarelli e Rugani su tutti), ma anche con gente dalle poche
motivazioni o in cerca di riscatto, come Maccarone e Saponara.
Hamsik, con Sarri, può tornare sui livelli
standard dell’era Mazzarri, mentre Gabbiadini e Insigne potranno giocare con continuità, mostrando tutto il loro grande talento.
Inoltre, con il quasi arrivo di Valdifiori, che
assicura geometrie che a Napoli non si vedono da tempo, il Napoli cambierà modo
di giocare, cercando più le verticalizzazioni rispetto a come giocava con
Benitez in panchina.
Affidare il Napoli a Sarri è stata una
scelta senza dubbio rischiosa, che potrebbe rivelarsi sbagliata, una scelta che
ricorda molto quella di Pellegrini, che nel 1991 volle sulla panchina dell’Inter,
per sostituire Trapattoni, Corrado Orrico, che arrivava da un sesto posto in Serie B
con la Lucchese.
Con Orrico non andò benissimo, per usare un
eufemismo; con Sarri, invece, sarà tutta un’altra storia.
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